Centinaia di sopravvissuti e familiari delle vittime attendono ancora giustizia per il massacro che ha ucciso 535 persone tra il 16 e il 17 dicembre 2018 nella Repubblica Democratica del Congo (RDC). Le atrocità sono state perpetrate da membri del gruppo etnico Batende che, armati di machete, coltelli e armi automatiche, hanno attaccato prima la città di Yumbi, uccidendo 170 persone, prevalentemente appartenenti al gruppo Banunu, e in seguito i villaggi di Nkolo II e Bogende, continuando a mietere vittime.
L’attacco ha causato la morte di almeno 535 civili, e il ferimento di altri 111. Le Nazioni Unite (ONU) e il governo del paese hanno dichiarato che gli attacchi sono stati programmati anticipatamente, e portati a termine da leader locali. Questi attacchi hanno inoltre distrutto 1,500 case, scuole e centri sanitari, rendendo ancora più difficile la situazione per le persone che, dopo essere sfuggite al massacro, hanno deciso di tornare alle loro case.
A due anni dall’attacco, le indagini sul massacro di Yumbi sono ancora in corso, ma una fonte ha rivelato a Human Rights Watch (HRW) che, della dozzina di sospetti arrestati e accusati di aver preso parte al massacro, alcuni sono stati rilasciati, ma le ragioni rimangono sconosciute. Come comunemente affermato, le autorità hanno fallito nell’affrontare in modo appropriato il trauma dei sopravvissuti così come dei familiari delle vittime. Per questo motivo, assicurare la persecuzione legale di coloro che sono accusati di aver preso parte all’attacco è estremamente importante. Senza giustizia e responsabilità, massacri come quello di Yumbi potranno accadere nuovamente, causando la morte di civili innocenti.
Per saperne di più:
https://www.hrw.org/news/2020/12/16/dr-congos-yumbi-massacre-survivors-desperate-justice
https://www.africanews.com/2019/04/02/thousands-homeless-following-the-yumbi-massacre-in-the-drc/
Autore: Alessia Rossinotti