Cosa sono le munizioni a grappolo?
Lanciate da terra o dall'aria, le munizioni a grappolo sono grandi armi costituite da un guscio cavo che contiene decine o centinaia di piccole submunizioni esplosive. Sono progettate per rompersi a mezz'aria, rilasciando le submunizioni e saturando un'area che può essere ampia come diversi campi da calcio, e proprio per questo costituiscono una minaccia umanitaria sia durante che dopo gli attacchi, dato che possono esplodere anche dopo mesi o anni. Le munizioni a grappolo sono armi a effetto d'area, il che significa che il loro impatto non è limitato ad un bersaglio preciso, anzi, spesso un'intera area viene disseminata di esplosivi, mettendo a repentaglio la vita di chiunque si trovi nell'area presa di mira. Inoltre, poiché le submunizioni esplosive non sono guidate con precisione, il tempo e altri fattori ambientali possono influenzarne la direzione.
Qual è l’impatto sulla popolazione civile?
Poiché le submunizioni non fanno distinzioni tra combattenti e civili, le munizioni a grappolo usate in aree popolate quasi inevitabilmente uccidono o feriscono i civili.
Inoltre, molte submunizioni esplosive - note anche come “duds - non esplodono al momento del lancio, diventando di fatto delle mine terrestri e costituendo così un pericolo anche per mesi o anni dopo la fine del conflitto, creando barriere allo sviluppo socio-economico. Inoltre, gli effetti delle submunizioni inesplose sono più discriminanti, uccidendo quasi esclusivamente i civili: il programma di ricerca "Cluster Munition Monitor", ha registrato che il numero totale di vittime delle munizioni a grappolo ha raggiunto le 86.000 unità, calcolate in base alle stime di vari Paesi. In particolare, si calcola che dal 2008 gli Stati con il più alto numero di vittime di munizioni a grappolo sono Laos (7.755), Siria (3.580) e Iraq (3.070).
Cosa sta facendo la comunità internazionale a riguardo?
Per proteggere i civili dagli effetti delle munizioni a grappolo, nel 2007, la società civile riunita nella Cluster Munition Coalition, insieme ad alcune agenzie delle Nazioni Unite e ad altri paesi guidati dalla Norvegia, ha avviato il processo di Oslo, che si è concluso con l'adozione della Convenzione sulle munizioni a grappolo nel 2008. La Convenzione vieta l'uso, la produzione, lo stoccaggio e il trasferimento di queste armi e richiede agli stati firmatari di distruggere le munizioni a grappolo stoccate, di bonificare le aree contaminate e di assistere le vittime.
Ad oggi, 123 Stati si sono impegnati a raggiungere gli obiettivi della Convenzione, e la maggior parte degli Stati che non hanno aderito alla Convenzione non hanno mai usato munizioni a grappolo. Tuttavia, Israele, Russia e Stati Uniti, noti per essere i principali utilizzatori e produttori di munizioni a grappolo, non sono né Stati parte né firmatari.
Tra il 2 e il 3 giugno, si terrà la Seconda Conferenza di Revisione degli Stati Parte della Convenzione sulle munizioni a grappolo. Durante la prima parte della Conferenza di Revisione, è stata diffusa la bozza della Dichiarazione di Losanna, la quale include la condanna “dell'uso di munizioni a grappolo da parte di qualsiasi attore in qualsiasi circostanza". A seguito della Seconda Conferenza di Revisione, gli Stati dovrebbero adottare tale Dichiarazione al fine di cooperare con gli Stati parte e adempiere ai loro obblighi ai sensi della Convenzione.
Fonti:
https://humanitariandisarmament.org/issues/cluster-munitions/
https://reliefweb.int/sites/reliefweb.int/files/resources/Cluster%20Munition%20Monitor%202020.pdf
http://www.the-monitor.org/en-gb/the-issues/cluster-munitions.aspx
https://www.icrc.org/en/document/cluster-munitions-civilians-consequences-are-severe-and-long-lasting
http://www.stopclustermunitions.org/en-gb/home.aspx
https://www.clusterconvention.org/
https://www.hrw.org/news/2021/04/19/case-condemnation
https://undocs.org/en/ccm/conf/2020/wp.1
Autore: Eleonora Gonnelli