La strumentalizzazione dell'acqua nei conflitti in Medio Oriente

'Per i palestinesi l’acqua è vita' 'Per i palestinesi l’acqua è vita' © EU Civil Protection and Humanitarian Aid su flickr

Si tratta delle infrastrutture idriche che le forze israeliane hanno colpito recentemente nel sud del Libano e del loro impatto sui civili.

All'inizio di ottobre 2024, i raid aerei israeliani hanno colpito importanti infrastrutture idriche nelle zone di Arqoub e Hasbaya, in Libano, causando gravi interruzioni nella fornitura di acqua potabile. Gli attacchi fanno parte di una più ampia campagna militare che Israele ha intrapreso contro Hezbollah, aumentando la violenza in modo radicale. Tali attacchi mirati alle reti idriche hanno lasciato migliaia di persone nel Libano meridionale senza accesso ad essenziali risorse idriche, aggravando una severa crisi umanitaria già in corso.

Le principali vittime di questi attacchi sono i civili libanesi, soprattutto coloro che vivono nelle zone rurali di Arqoub e Hasbaya, dove l'accesso all'acqua rappresenta la differenza tra la vita e la morte. L'assalto alle infrastrutture idriche può essere letto come parte di una strategia più ampia messa in atto delle forze israeliane, volta a indebolire Hezbollah, la potente milizia con una forte presenza nel sud del Libano. Le aree di Arqoub e Hasbaya sono strategiche non solo per la loro vicinanza al confine con Israele, ma anche per la presenza di Hezbollah. Sebbene il conflitto principale coinvolga lo Stato di Israele e le forze di Hezbollah, sono i civili a subire maggiormente le conseguenze di queste operazioni militari, poiché vitali infrastrutture vengono distrutte, impedendo, di conseguenza, l'accesso a bisogni primari come l'acqua.

La strumentalizzazione delle risorse idriche è diventata una crescente tendenza nei conflitti moderni. L'acqua incarna vita, agricoltura e industria, e controllarla significa guadagnare un potere enorme su intere popolazioni, in particolare in quelle regioni dove è già un bene scarso. Nelle zone di conflitto, la distruzione o il controllo delle infrastrutture idriche possono essere usati come uno strumento tattico per soggiogare o indebolire una comunità e costringerla a spostarsi. Questa strategia, comunemente chiamata "guerra dell'acqua", si è rivelata apparentemente efficace per costringere tanto le forze militari quanto i civili a cedere, negando loro una risorsa essenziale per la sopravvivenza.

Il concetto di "oro blu" illustra l'importanza dell'acqua nello scacchiere geopolitico globale, in particolare in regioni come il Medio Oriente, dove la siccità dilaga. Con l'aggravarsi dei cambiamenti climatici, le secche riducono la disponibilità di risorse idriche, alimentando ulteriormente le dispute per il controllo di questa vitale risorsa.

Le organizzazioni umanitarie e le autorità locali hanno condannato gli attacchi, chiedendo un intervento internazionale per ripristinare l'accesso all'acqua per le comunità colpite. La riparazione delle infrastrutture danneggiate procede lentamente, data la violenza in corso, mentre i gruppi internazionali chiedono che le risorse civili siano protette secondo il diritto internazionale. L'uso dell'acqua come arma nei conflitti è un fenomeno globale in crescita; come avviene altrove in Siria e Africa, la comunità internazionale continua a fare pressione per l'introduzione di regolamenti più rigidi al fine di proteggere l'accesso all'acqua nelle zone di guerra.

 

 

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di Alessia Sartini

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