Il Segretario Generale delle Nazioni Unite ha consegnato, il 14 maggio 2024, il rapporto annuale sulla Protezione dei civili nei conflitti armati, concentrandosi sulle informazioni e sui dati disponibili dell'anno precedente. Questo rapporto, è stato consegnato nell'anno in cui si celebra il venticinquesimo anniversario dell'inclusione nell'agenda del Consiglio di Sicurezza del tema della protezione dei civili nei conflitti armati e il settantacinquesimo anniversario della Convenzione di Ginevra del 1949, pietra miliare del diritto internazionale umanitario (DIU).
Vittime civili nei conflitti del 2023
Le Nazioni Unite hanno registrato almeno 33.443 morti civili nei conflitti armati nel 2023; quattro civili su dieci uccisi sono state donne e tre su dieci bambini. Il numero di morti nel 2023 registrato costituisce un aumento del 72% rispetto agli stessi dati registrati dalle Nazioni Unite nel 2022. Riguardo ai dati è necessario sottolineare due aspetti. In primo luogo, i dati includono sia le morti civili considerate ‘legittime’ ai sensi del DIU che quelle illegali (ad esempio, a causa di attacchi deliberati o indiscriminati alla popolazione civile). In secondo luogo,i dati delle Nazioni Unite sopra riportati differiscono da quelli forniti da fonti indipendenti o nazionali. Qui di seguito sono riportati alcuni dei dati che fonti indipendenti o nazionali hanno segnalato all'ONU e che sono stati inclusi nel rapporto:
- 21.672 morti civili palestinesi e 56.165 civili feriti a Gaza a causa del conflitto Israele-Hamas segnalati dal Ministero della Salute di Gaza;
- Oltre 219.000 vittime civili di conflitti armati nello stato della Repubblica Democratica del Congo;
- 1.300 morti civili in incidenti di sicurezza in Mali;
- 4.533 morti civili in Nigeria;
- 1.400 morti civili in Somalia;
- 1.527 morti civili nel Sudan del Sud;
- 12.260 morti civili in Sudan e 33.000 civili feriti causati dalle Forze armate sudanesi e dal conflitto delle Forze di supporto rapido in Sudan;
- 556 morti civili nella Repubblica araba siriana;
- 1.958 morti civili e 6.572 civili feriti in Ucraina a causa dell'invasione del paese da parte della Federazione Russa.
Sommando queste cifre, è evidente che il numero complessivo di vittime civili documentato da fonti indipendenti o nazionali è molto più alto del numero di vittime civili registrato dall'ONU, che ammonta ad almeno 33.443 morti civili.
Principali cause di morti e feriti civili
Il rapporto riconduce l’aumento del numero vittime civili nel 2023 a quattro cause principali. La prima è l’urbanizzazione dei conflitti con l'uso di armi esplosive nelle aree popolate, che nel 2023 ha causato quasi 30.000 civili uccisi e feriti a Gaza, Myanmar, Sudan, Repubblica araba siriana, Ucraina e Yemen. Soprattutto in Sudan e Ucraina, l'impiego di armi esplosive nelle aree popolate è stata la prima causa di morte di civili, soprattutto perché intere città sono state rase al suolo dal loro impatto. Per l'uso massiccio di armi esplosive nella guerra urbana, il Segretario Generale invita gli stati ad approvare la Dichiarazione politica del 2022 sul rafforzamento della protezione dei civili dalle conseguenze umanitarie derivanti dall'uso di armi esplosive nelle aree popolate e a rivedere la politica militare, evitando così di utilizzare armi esplosive in aree densamente popolate.
La seconda causa sono gli attacchi alle infrastrutture critiche, che limitano la qualità della vita dei civili e li rendono più vulnerabili. Esempi di attacchi alle infrastrutture critiche sono la distruzione di 48 infrastrutture idriche in Burkina Faso, che rifornivano di o acqua più di 149.000 civili, e le inondazioni causate dalla distruzione della diga di Kakhovka in Ucraina, che hanno interrotto l'accesso ai servizi idrici e igienico-sanitari per 1 milione di civili.
La terza causa è l'uso di mine antiuomo e residuati bellici, che sono ordigni inesplosi lasciati dopo un conflitto. Sono stati la seconda causa di morte in Afghanistan, dove hanno causato la morte di circa 60 civili al mese. Infine, l'uso da parte delle parti in guerra di società militari e di sicurezza private ha avuto un impatto sui civili perché non sono regolamentati dalla parte in guerra che li utilizza, portando così alla possibile violazione delle leggi di guerra, inclusa l'uccisione illegale di civili.
Classi vulnerabili e sofferenza aggravata
Il rapporto del Segretario Generale ha evidenziato inoltre le categorie di persone più vulnerabili ai conflitti: bambini, disabili, donne e giornalisti. Nei conflitti del 2023 queste persone, durante i conflitti, sono state più soggette a lesioni fisiche e psicologiche permanenti e morte di altre. Le diverse forme di sofferenza aggravata causate dai conflitti del 2023,sono qui di seguito riassunte:
- Sfollamento forzato: 110 milioni di persone in tutto il mondo sono state sfollate principalmente a causa di conflitti, con 66 dei 110 milioni sfollati interni. Ad esempio, i conflitti hanno portato allo sfollamento interno di 6 milioni di persone in Sudan e allo sfollamento di 1,4 milioni di persone nei paesi limitrofi;
- Interferenza con l'assistenza medica: le attività degli operatori sanitari durante i conflitti hanno subito interferenze per via della violenza bellica contro pazienti, strutture, attrezzature e trasporti, nonché l'uccisione, il ferimento, il rapimento e l'arresto di operatori sanitari registrati in 21 conflitti nel 2023;
- Fame e mancanza di accesso all'acqua: il conflitto è stata la causa principale dell'insicurezza alimentare nel 2023, che, a causa della disuguaglianza di genere, ha avuto un impatto maggiore sulle donne rispetto agli uomini. I conflitti hanno alimentato insicurezza alimentare causando lo spostamento forzato dei contadini , distruggendo le scorte alimentari e le risorse agricole nonché i mercati alimentari, aumentando i prezzi dei prodotti o diminuendo il potere d'acquisto dei civili;
- Distruzione e degrado dell'ambiente.
Raccomandazioni per rafforzare l'attuale approccio alla protezione dei civili
Il rapporto, illustra gli attuali sforzi per proteggere i civili e attribuire la responsabilità a coloro colpevoli per i danni causati alla popolazione civile, i quali costituiscono crimini internazionali. Il rapporto menziona tre misure già in atto. La prima sono le operazioni umanitarie durante il conflitto, che tuttavia sono state soggette a vincoli, come la violenza fisica da parte delle parti in conflitto, compromettendone l'efficacia nell'aiutare la popolazione civile colpita dal conflitto a soddisfare i propri bisogni di base.
La seconda sono le missioni di mantenimento della pace e le missioni politiche speciali, il 96% delle quali ha mandato di proteggere i civili. Queste missioni sono ostacolate dalle minacce di violenza fisica da parte delle parti in conflitto. Infine, ci sono gli sforzi per perseguire crimini internazionali correlati al trattamento dei civili.
Dopo aver illustrato l’attuale approccio alla protezione dei civili, il rapporto spiega che questo può essere migliorato attraverso diverse misure che integrano quelle esistenti. Di seguito è riportato l’elenco delle misure raccomandate:
- Gli Stati in conflitto devono rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani e gli Stati terzi devono garantire che tali parti rispettino tale legge;
- Gli Stati dovrebbero ratificare i principali trattati internazionali e adottare misure legislative, giudiziarie e amministrative per attuare tali trattati. Ciò include gli obblighi degli Stati di proteggere i responsabili di crimini internazionali;
- Gli Stati in conflitto che non lo hanno ancora fatto devono approvare e attuare la Dichiarazione politica del 2022 sul rafforzamento della protezione dei civili dalle conseguenze umanitarie derivanti dall'uso di armi esplosive nelle aree popolate;
- Gli Stati devono sviluppare una politica nazionale per la protezione dei civili e degli oggetti civili, inclusa una comprensione ampia del danno ai civili e un approccio proattivo alla sua prevenzione e mitigazione, stabilendo capacità di tracciare, analizzare, rispondere e imparare dagli incidenti di danno ai civili, in modo che la protezione dei civili possa essere rafforzata per le occasioni future.
Se gli Stati rispettassero e prendessero in considerazione queste raccomandazioni, il danno ai civili verrebbe ridotto e i civili sarebbero meglio protetti dalle conseguenze dirette e indirette del conflitto.
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