Dieci anni di guerra ininterrotta in Siria hanno costretto più di 5 milioni di persone a cercare rifugio nei Paesi confinanti. I rifugiati siriani devono fronteggiare gravi difficoltà, vivendo in condizioni di povertà estrema e accedendo a fatica all’istruzione e al mercato del lavoro. In un rapporto pubblicato nel giugno 2020 (“Barriers to Secondary Education for Syrian Refugee Children in Jordan”), l’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha analizzato le principali cause dell’elevato abbandono scolastico tra i rifugiati siriani in Giordania, proponendo agli attori coinvolti nuove strategie per risolvere il problema. Sebbene i rifugiati siriani incontrino difficoltà simili - e talvolta peggiori - anche negli altri Paesi, l’organizzazione ha scelto di focalizzarsi sulla Giordania in quanto Paese con il dichiarato obiettivo di garantire istruzione per tutti, con una lunga storia di collaborazione con le agenzie umanitarie e destinatario di finanziamenti da diversi donatori. Il rapporto si basa su una serie di interviste a bambini siriani e alle loro famiglie, a insegnanti impiegati nei campi di accoglienza, allo staff di agenzie umanitarie e non governative e ai membri del governo giordano.
Secondo il piano del governo giordano per i rifugiati, l’87% dei bambini siriani rifugiati in Giordania era iscritto alla scuola primaria nel 2019. Tuttavia, gli sforzi del Paese per migliorare l’accesso all’istruzione primaria per i rifugiati sono vanificati dai tassi di abbandono scolastico, elevati tra i rifugiati dai 12 anni in su: solo il 25% dei rifugiati siriani tra i 16 e i 18 anni è iscritto a scuola in Giordania, una percentuale esigua se paragonata all’80 per cento dei coetanei giordani. Il mancato accesso all’istruzione secondaria ha delle ripercussioni negative sul futuro di questi bambini, privandoli di competenze e opportunità di lavoro e, secondo i dati raccolti, aumentando il rischio di povertà, violenza sessuale, reclutamento da parte di gruppi armati estremisti, lavoro minorile e matrimoni precoci - essendo, questi ultimi, tra i meccanismi a cui le famiglie di rifugiati ricorrono più frequentemente per sopravvivere alla povertà.
Una delle ragioni fornite da studenti e famiglie per spiegare l’abbandono scolastico frequente da parte dei rifugiati è la bassa qualità dell’istruzione impartita presso le scuole dei campi profughi, dovuta soprattutto alle scarse competenze degli insegnanti. Nonostante tra i profughi siriani ci siano degli insegnanti, essi rimangono una risorsa inutilizzata poiché solo ai cittadini giordani è permesso insegnare nelle scuole pubbliche. Mantenere i figli a scuola è un sacrificio che molte famiglie di rifugiati siriani non possono permettersi, considerando la scarsa qualità dell’istruzione e la difficoltà nel raggiungere i livelli più alti della formazione scolastica per gli studenti siriani, che devono iscriversi come studenti stranieri presso le università giordane e pagare una retta più alta. Di conseguenza, solo il 3% dei rifugiati siriani - contro il 24% dei loro coetanei giordani - riesce ad accedere alle università giordane. Le scarse opportunità professionali per i rifugiati siriani costituiscono un ulteriore disincentivo al proseguimento degli studi: nel mercato del lavoro giordano, infatti, 13 professioni sono bloccate e 24 ristrette per i cittadini stranieri. Infine, la carenza di trasporti sicuri, economici e accessibili scoraggia ulteriormente i rifugiati a rimanere a scuola: molte ragazze temono di subire molestie sessuali durante il tragitto, mentre l’assenza di trasporti adeguati per i disabili rende le scuole meno accessibili a questa categoria, che risulta particolarmente discriminata (nonostante la Giordania possa vantare una legislazione avanzata in materia di diritti dei disabili).
Il rapporto di Human Rights Watch contiene, infine, diverse raccomandazioni volte a migliorare l’accesso all’istruzione per i rifugiati siriani in Giordania. Prima di tutto, la Giordania dovrebbe impegnarsi ad aprire il suo mercato del lavoro ai rifugiati, chiarire i suoi programmi di istruzione e raccogliere periodicamente dati sull’istruzione secondaria. Il governo dovrebbe, inoltre, rimuovere ogni barriera legale all’istruzione, come la norma che proibisce il reinserimento scolastico a chi ha lasciato la scuola per più di tre anni o il requisito, obbligatorio per studenti rifugiati, di una “carta di servizio” rilasciata dal governo. Garantire una migliore formazione agli insegnanti e consentire ai rifugiati siriani di insegnare nelle scuole pubbliche sono misure altrettanto fondamentali. Il rapporto, inoltre, incoraggia i donatori a mantenere il loro supporto finanziario e ad offrire borse di studio e visti per studenti internazionali. Infine, le agenzie umanitarie delle Nazioni Unite dovrebbero cooperare con il governo giordano e i donatori affinché l’istruzione secondaria diventi la norma e non più l’eccezione per i rifugiati siriani.
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Autore: Margherita Curti; Editor: Matteo Consiglio