La Convenzione è stata adottata nel 2008 per risolvere il problema delle munizioni a grappolo e porre fine a decessi, lesioni e sofferenze da esse causate.
Successivamente, nel 2015, il Dubrovnik Action Plan è stato introdotto per ribadire e rafforzare i principi della Convenzione.
Ad oggi, sono diversi i risultati ottenuti dai due trattati: 103 Stati sono membri della Convenzione, 17 ne hanno sottoscritto la partecipazione, 18 hanno cessato totalmente la fabbricazione, si è provveduto alla distruzione di un milione e mezzo di bombe e di oltre 175 milioni di submunizioni. Non ci sono più state segnalazioni in merito al presunto utilizzo di questi ordigni, né di nuove produzioni o esportazioni da parte di Stati Membri. Inoltre, la Convenzione ha imposto agli Stati Membri di provvedere alla distruzione delle scorte di munizioni entro otto anni dalla firma (eccetto per alcune estensioni fino al 2024) ed alla rimozione dei residui stessi entro dieci. Oggi, la distruzione delle scorte è stata implementata al 98% ed oltre 400 km quadrati di terra contaminata sono stati bonificati.
In aggiunta, il trattato chiede agli Stati Membri di fornire assistenza nelle aree di loro giurisdizione. Tale assistenza, di natura non discriminatoria e relazionata ad età e genere, segue, nella maggior parte dei casi, una raccolta dati sui feriti ed una valutazione delle necessità locali. Può esplicarsi in cure mediche, riabilitazione e supporto psicologico, programmi nazionali di disabilità e integrazione socioeconomica, ed essere eventualmente supportata da altri Stati dotati di migliori risorse.
Il Dubrovnik Action Plan mira a rafforzare ulteriormente il potere della Convenzione, e a vincolare gli Stati Membri a promuoverne l’universalizzazione attraverso il consolidamento della cooperazione internazionale, il supporto al processo di ratifica dei nuovi firmatari, la promozione del modello legislativo e l’appoggio alla sottoscrizione di Stati non Membri. Il Piano impegna inoltre gli Stati Membri ad aiutare i partner a rafforzare la propria capacità di intervento, a migliorare la qualità e la quantità di assistenza alle vittime e ad ampliare il ruolo delle vittime nel processo decisionale e nella messa a punto di programmi politici, cooperando bilateralmente o agendo tramite organizzazioni internazionali e regionali.
A tal fine, all'interno dei propri governi, gli Stati devono designare dei centri di assistenza: assistenza che può essere fornita sotto forma di denaro, attrezzatura, know-how, esperienza e risorse umane.
Tuttavia, la Convenzione si trova ancora oggi ad affrontare molte sfide: 77 Stati non sono ancora Membri e 16 di questi hanno la capacità o sono attualmente impegnati a produrre bombe a grappolo. Quattro stati, Laos, Vietnam, Cambogia e Iraq, sono ancora fortemente contaminati da residui. Negli ultimi otto anni, nove Stati ne hanno testimoniato l'utilizzo all'interno dei loro confini. Oltre il 90% delle vittime dovute a tali ordigni, registrate dal 2010 ad oggi, erano civili, di cui oltre il 40% erano bambini. L'assistenza alle vittime, inoltre, è spesso difficile da attuare in aree remote, rurali, o di conflitto, ed ha risentito della recente diminuzione di finanziamenti e risorse.
La piena attuazione degli impegni del Dubrovnik Action Plan dovrebbe servire a ridurre il numero di vittime, a migliorare la qualità della vita nelle aree interessate e ad ottemperare ai requisiti in materia di bonifica e distruzione delle scorte. Il CICR suggerisce che per contribuire al raggiungimento dell'obiettivo della Convenzione malgrado le attuali sfide, è importante che gli Stati membri raddoppiino i loro sforzi e promuovano una maggiore cooperazione ed assistenza. Questo risultato può essere ottenuto fornendo informazioni dettagliate sui loro progressi, sulla necessità di assistenza specifica e/o sulla presenza di eventuali ostacoli.
Report originale disponibile al seguente link:
https://www.icrc.org/en/publication/convention-cluster-munitions-first-ten-years