Operare sotto il fuoco: gli effetti delle armi esplosive sull'assistenza sanitaria nell'Ucraina orientale

Conseguenze di un attacco missilistico su Kiev, Ucraina (marzo 2022) Conseguenze di un attacco missilistico su Kiev, Ucraina (marzo 2022) © Алесь Усцінаў su Pexels

Questo articolo è un breve riassunto del suddetto report del 2017 sugli effetti delle armi esplosive sul sistema sanitario dell’Ucraina orientale 

Lo studio presenta una dettagliata panoramica della situazione venutasi a creare negli ospedali e nelle strutture sanitarie dell’Ucraina orientale a causa del massiccio utilizzo di armi esplosive usate sia dalle forze governative ucraine che da quelle separatiste delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Luhansk.

La metodologia si basa principalmente su interviste e analisi compiute sul campo, escludendo volutamente  attacchi deliberati contro ospedali, che costituiscono un crimine di guerra. L’obiettivo principale, piuttosto, è di informare sui catastrofici effetti, diretti e indiretti, che le armi esplosive possono avere quando vengono utilizzate su obiettivi civili sensibili come possono essere le strutture e il personale afferenti al sistema sanitario. 

La prima parte dello studio si concentra sulla descrizione di alcune nozioni essenziali: le basi del funzionamento delle armi esplosive (missili, proiettili di artiglieria e bombe che possono essere lanciati da terra, aria, o mare) e i loro effetti su aree densamente popolate. In seguito, vengono citate le principali norme di diritto umanitario internazionale concernenti questo contesto, le precauzioni da seguire, e la nozione di diritto alla salute secondo le consuetudini della Human Rights Law. Segue una breve presentazione delle origini storiche del conflitto nel Donbass e dell’uso di armi esplosive. In riferimento a quest’ultimo aspetto, il report enfatizza come, secondo Action on Armed Violence (AOAV), tra il 2014 e il 2016 si sono registrate 2.357 vittime civili, che, ai tempi, costituivano il 66% di tutte le perdite a causa di armi esplosive nel conflitto. Di queste, circa l’89% sono da attribuire all’utilizzo di suddette armi in aree densamente popolate. Sempre secondo AOAV, il 90% di queste vittime è da attribuirsi all’utilizzo massiccio di munizioni terra-terra, come artiglieria, mortai, e lanciamissili, specialmente quelli a capacità multipla come il BM-21 “Grad” o il BM-30 “Smerch”, entrambi di fabbricazione sovietico-russa. Durante lo stesso periodo, un numero più esiguo di vittime è da attribuire ad altri tipi di armi esplosive, quali autobombe, mine antiuomo, e ordigni esplosivi improvvisati (IEDs). La prima parte si conclude con una disamina del sistema sanitario ucraino, con particolare riferimento alla regione del Donbass, teatro del conflitto. La considerazione fondamentale è che l’Ucraina ha un sistema sanitario con una distribuzione territoriale molto capillare ma con standard qualitativi che lo rendono inadeguato rispetto alla media europea. Riprendendo osservazione della la Banca Mondiale e dello stesso  Ministero della Salute ucraino, il report  attribuisce queste mancanze, tra le altre cose, ai costi elevati per i pazienti, alle limitazioni economiche nella spesa pubblica, alle apparecchiature insufficienti, e all’alto tasso di corruzione. Lo scoppio del conflitto nell’est del paese ha rallentato i già insufficienti sforzi dell’amministrazione pubblica per riformare il sistema sanitario, e le operazioni militari hanno causato svariati danni, diretti e indiretti, al servizio ospedaliero. 

La seconda parte, quindi, si concentra sulla natura e le conseguenze dei danni causati dall’impiego di armi esplosive sul sistema sanitario nazionale ucraino, investigando  su alcuni dei casi di bombardamento e attacchi più rilevanti al tempo della stesura. Il report cita gli incidenti occorsi a Krasnohorivka e Avdiivka, due villaggi che si trovano entrambi nell’Oblast’ di Donetsk come i casi dove si sono verificati danni diretti più considerevoli. In entrambi i villaggi, diversi scontri a fuoco hanno coinvolto le strutture ospedaliere locali, causando svariati danni diretti come finestre distrutte, intere sezioni inagibili, e ambulanze danneggiate. Tutto ciò ha obbligato i medici e gli infermieri a dover ricollocare la maggior parte dei reparti in strutture e sezioni più piccole, limitando considerevolmente la qualità e l’efficacia delle cure e dei servizi. Oltre a causare vittime e danneggiare gli edifici ospedalieri, l’uso di armi esplosive ha anche creato disagi sia tra i pazienti che al personale sanitario. I membri di quest’ultima categoria hanno subito notevoli danni psicologici a causa delle disperate condizioni di lavoro, della mancanza di adeguati strumenti, e della situazione generale che vede la loro incolumità e quella dei loro pazienti costantemente in pericolo.

I danni indiretti alle infrastrutture sono riconducibili spesso a interruzioni della corrente negli ospedali, che hanno reso  le operazioni ospedaliere e di pronto soccorso drasticamente più difficili. Inoltre, la mancanza di elettricità ha compromesso il regolare approvvigionamento di acqua, fondamentale per mantenere un’adeguata igiene nelle strutture sanitarie. Altri danni infrastrutturali rilevanti riguardano le capacità di funzionamento delle pompe di calore e delle linee di comunicazione con l’esterno, come linee telefoniche, radio, e internet.

Tra i danni indiretti, lo studio  prende in esame anche quelli che comportano le difficoltà del personale sanitario locale nel potersi muovere liberamente per svolgere il proprio lavoro. Spesso quest’ultimo deve confrontarsi con situazioni sul campo talmente disastrate da non poter permettere un rapido dispiego di forze per conseguire gli interventi richiesti. Secondo una fonte locale, i villaggi entro 10 chilometri dalla linea di contatto tra i due schieramenti non hanno potuto usufruire  dell'assistenza medica necessaria, sia emergenziale che di routine. 

L’ultima sezione della seconda parte prende in considerazione le conseguenze dell’uso di armi esplosive sulla salute dei pazienti. Questa dimensione di studio si basa sull’esame di tre dei quattro elementi che delineano il framework del diritto alla salute secondo il commento generale numero 14 del Committee on Economic, Social and Cultural Rights (CESCR). Questi tre elementi sono la qualità dell’assistenza sanitaria, che in situazioni del genere tende a diminuire a causa della carenza di strutture adeguate e di personale qualificato, nonché a causa dell’utilizzo di cure improvvisate. Per esempio, esplosioni nei pressi di un ambulatorio nel villaggio di Granitne, nel 2015, hanno comportato la distruzione di gran parte delle finestre della struttura e l'interruzione dell'approvvigionamento di gas, luce, ed acqua che hanno reso le operazioni praticamente impossibili da sostenere. Segue la disponibilità di cure e assistenza fondamentale, condizioni che inevitabilmente vengono meno a causa della spesso completa mancanza sia di specifici servizi sanitari, sia di soccorso esterno incapace di effettuare operazioni in zone di guerra. Ad esempio, presso l’ospedale centrale di Maryinka, che prima di essere colpito contava circa 350 posti letto, nel settembre 2016 restavano operativi solo la clinica generale e i reparti di neurologia, di terapia primaria.

Infine, secondo il vicedirettore del dipartimento della salute dell’Oblast’ di Donetsk, l’accessibilità per il singolo paziente ai servizi medici di routine ed emergenziali non relativi a ferite o traumi riportati nel contesto della guerra, è diminuita drasticamente.

Le raccomandazioni che la International Human Rights Clinic della Harvard Law School e la PAX propongono sono sia di natura risolutiva nel breve termine, ovvero il prendere precauzioni al fine di scongiurare che le strutture mediche e i loro asset vengano coinvolti in azioni di guerra e che i servizi sanitari basilari vengano garantiti, sia di natura preventiva tramite la richiesta alle parti coinvolte nel conflitto ad adottare e rispettare linee guida precise che minimizzino l’utilizzo di armi esplosive in zone densamente popolate.  

 

Per saperne di più:


https://www.inew.org/wp-content/uploads/2017/05/FULL-REPORT-Operating-under-Fire-2017b-secured.pdf

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