Per più di dieci anni la regione del Sahel Centrale, comprendente Mali, Niger e Burkina Faso, è stata teatro di scontro sia tra gruppi armati e governi sia tra le forze internazionali. Nel 2021, il Burkina Faso è diventato la zona calda delle violenze nella regione a causa del brusco aumento di rapimenti e attacchi, come quello verificatosi nel villaggio di Solhan a giugno dove sono state uccise 160 persone. Nel frattempo, secondo le ultime stime, il numero di persone che sta fronteggiando una grave insicurezza alimentare è triplicato in Mali e duplicato in Niger rispetto a Novembre 2020.
Gli attacchi violenti sono aumentati di otto volte nel Sahel Centrale tra il 2015 e il 2021. Nello stesso periodo, il numero delle vittime è più che decuplicato. La lista di problemi che si possono riscontrare nell’area è molto lunga: conflitti, cambiamenti climatici, instabilità politica, mancanza di prospettive di sviluppo sostenibile e povertà. Tutte problematiche che stanno conducendo milioni di persone in condizioni di vita sempre più disperate. La diffusione del COVID-19 ha solo contribuito ad accrescere l’incertezza e a peggiorare la situazione.
A causa di tali questioni, il Sahel centrale rimane “uno dei luoghi più pericolosi al mondo per gli operatori umanitari” secondo il Sottosegretario Generale dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari (OCHA) Griffiths, il quale ha anche sottolineato che nel 2020 un terzo dei rapimenti mondiali di volontari è avvenuto in Mali, Niger e Burkina Faso, costringendo organizzazioni come Medici Senza Frontiere a ridurre lo staff nella regione. Tuttavia, uffici delle Nazioni Unite come OCHA e il Fondo Centrale di Emergenza (CERF) stanno stanziando dei fondi per aiutare la regione, nella speranza di invertire l’attuale tendenza.
Per saperne di più:
https://news.un.org/en/story/2022/01/1110762
https://www.msf.org/four-things-know-about-crisis-burkina-faso
Autore: Dulce María Hernández Márquez; Traduttore: Melissa Viselli