Predazione in Messico

 Un manifestante regge un cartello ("ce ne mancano 43!") con i parenti di 43 studenti spariti da una scuola per insegnanti in Ayotzinapa durante una marcia a Città del Messico Un manifestante regge un cartello ("ce ne mancano 43!") con i parenti di 43 studenti spariti da una scuola per insegnanti in Ayotzinapa durante una marcia a Città del Messico © 2016 Henry Romero/Reuters

In Focus by Luca Ramello

Quando gli scontri fra gruppi armati all’interno di uno stato causano più di mille “morti da combattimento” all’anno, gli accademici parlano di “guerra civile”. Almeno dal 2001, il Messico ha sorpassato questa soglia. La guerra non è unica, è molteplice. La cosiddetta guerra della droga implica vari conflitti “non statuali” interconnessi, ma contiene anche elementi di violenza a senso unico che i criminali sfogano sui civili, e questi crimini predatori sono una componente fondamentale del reddito dei cartelli. Questa dinamica è agevolata dall’assenza della legge in alcuni Stati, ma finisce per finanziare la criminalità organizzata. Questo circolo vizioso ha una vittima costante: la popolazione civile. 

Specialmente nelle aree occidentali e settentrionali i civili si trovano nel fuoco incrociato fra lo Stato e i cartelli della droga. La recente e molteplice riorganizzazione della polizia e dell’apparato militare combinata con la strategia di decapitazione ha condotto a una situazione caotica in cui è ogni giorno più chiaro che i civili stiano pagando il prezzo più alto. I cartelli saccheggiano, mentre lo Stato non sta solamente omettendo di intervenire. Anche la politica ‘abbracci e non proiettili’ sta mancando di risoluzione nel promuovere una strategia anti-mafia che potrebbe rafforzare la società civile.

Mentre il numero di ‘desaparecidos’ è in aumento (statistiche ufficiali ma parziali stimano una cifra che eccede i 60,000), Obrador punta a irrobustire il ruolo dei militari nella sicurezza, ma senza perseguire completamente le serie violazioni dei diritti umani da loro commessi. Gli ‘abbracci’ hanno un costo che il Messico sembra incapace di sostenere, mentre anche il tasso di omicidi raggiunge nuovi record.

In questa atmosfera anarchica i cartelli della droga intensificano massacri e rapimenti, portando avanti la loro strategia predatoria. Le libertà civili sono sotto una duplice minaccia, occasionalmente combinata (vedi il rapimento nel 2014 degli insegnanti in formazione). I civili in Messico hanno bisogno dell’attenzione dei media internazionali e di un cambio di politica mirato alle radici sociali della guerra civile. Non è il tempo per lo Stato di gridare, ‘la politica del silenzio’ può essere contrastata solamente dalla voce della società civile.

Se l’abuso di Stato non è riconosciuto e perseguito, se la società civile non è rafforzata tramite politiche sociali, la strategia di Obrador non ha futuro. Nel frattempo, i civili non possono permettersi l’attesa.

 

Per saperne di più: 

https://www.journalofdemocracy.org/articles/the-criminal-subversion-of-mexican-democracy/

https://www.nytimes.com/2010/10/29/world/americas/29mexico.html

https://www.theguardian.com/world/2020/jan/06/mexico-drug-war-missing-estimate

https://www.theguardian.com/world/2017/nov/07/mexican-military-human-rights-abuses-war-on-drugs-report

https://www.theguardian.com/world/2020/may/11/mexico-lopez-obrador-armed-forces-decree

https://www.reuters.com/article/us-mexico-violence/mexico-convulsed-by-second-mass-shooting-in-two-days-idUSKBN1WU28V

https://www.theguardian.com/world/2019/nov/05/mexicos-security-failure-grisly-cartel-shootout-shows-who-holds-the-power

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