Si sono verificati in tutto il mondo diversi casi di restrizione alla libertà di stampa. In Ungheria, lo scorso aprile, sono stati chiusi due quotidiani d’opposizione indipendenti (dopo 80 anni di attività) a causa di mancanza di fondi, ma soprattutto per il deterioramento della libertà dei media successivo alla rielezione del Primo Ministro Viktor Orban, come dichiarato da un editore del quotidiano.
In Montenegro, a maggio 2018, la giornalista Olivera Lakić è stata raggiunta da due colpi di pistola alle gambe che l’hanno costretta in ospedale per diversi giorni. Reporter per il quotidiano locale Vijesti, stava indagando su diversi casi di corruzione nel Paese.
Gli scenari degli ultimi anni mostrano che molti governi, limitando la libertà d’espressione, vogliono sottrarsi al giudizio dei media. Ma in che modo controllano i mezzi di informazione?
In un primo luogo, agiscono seguendo le vie legali, ricorrendo alla censura per ragioni di tutela della sicurezza nazionale. Quando, invece, non riescono a limitare i mezzi di informazione, rivolgono ai giornalisti violenze, arresti, minacce e, a volte, assassini. In Messico, lo scorso marzo, il giornalista Leobardo Vázquez Atzin è stato ucciso: stava scrivendo un articolo critico sul sindaco della città di Tecolutla.
In alcuni paesi, inoltre, è vietato dalla legge insultare e denunciare pubblicamente il leader politico, la giustizia e l’esercito. Un esempio è la Cambogia, dove esiste una legge apposita a tutela della dignità del re (legge lese majeste) e prevede una pena fino a cinque anni di carcere.
Ciò che maggiormente preoccupa è che questa ostilità non è insita solo in paesi dittatoriali bensì sta diventando una tendenza anche in alcuni paesi democratici. Ad esempio il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nel 2017 ha dichiarato apertamente, in un discorso alla Casa Bianca, il suo pieno dissenso verso la stampa definendo come “fake news” le notizie a lui non gradite.
La stampa libera è considerata realmente qualcosa di minaccioso: questa sorta di ‘fobia dei media’ è infatti arrivata anche in Europa dove solitamente si è sempre mantenuto un atteggiamento virtuoso riguardo la tutela della libertà di stampa. In Cecoslovacchia, ad esempio, a febbraio di quest’anno, è stato assassinato un giornalista di 27 anni, Ján Kuciak. Stava facendo ricerche su probabili legami tra la mafia italiana e il partito populista di sinistra e una presunta appropriazione indebita di fondi UE. In un articolo pubblicato dopo la sua morte, accusava il primo ministro Robert Fico di coinvolgimento diretto.
Come ricordato dal Commissario per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa Nils Muiznieks, durante il World Press Freedom Day nel 2016, quando la libertà di stampa è limitata lo è anche la democrazia perché “senza media liberi non ci sono elezioni libere, non c’è libertà”.
Per maggiori informazioni:
https://cpj.org/data/people/leobardo-vazquez-atzin/index.php
https://rsf.org/en/rsf-index-2018-hatred-journalism-threatens-democracies
https://cpj.org/2018/05/investigative-journalist-shot-injured-in-montenegr.php
https://www.nytimes.com/2017/12/11/us/politics/trump-news-media-new-york-times.html
https://www.nytimes.com/2017/12/12/world/europe/trump-fake-news-dictators.html
http://www.cbc.ca/news/world/hungary-newspaper-stops-printing-1.4612656
https://www.hrw.org/news/2018/02/14/cambodia-legislating-new-tools-repression
https://www.hrw.org/news/2018/05/03/rising-hostility-media-threatens-real-democracy-0