Le vittime di queste violazioni, avvenute sin dal periodo coloniale e post-coloniale, non hanno ricevuto le riparazioni che la presenza di strumenti di diritto internazionale e nazionale avrebbero dovuto garantire.
La ragione di questa lacuna non è solamente legata alla mancata volontà politica del governo congolese, ma anche all’attuale contesto giuridico, all’assenza di sufficienti risorse finanziarie e al fatto che ad oggi non si conosce con precisione il numero delle vittime, la natura del danno subìto, la loro distribuzione e localizzazione all’interno del paese o all’estero.
Un programma che abbia l’obiettivo di gestire queste riparazioni e che metta in atto rimedi giudiziari sembra quindi molto più che necessario. La Corte Penale Internazionale (CPI) ha già emesso diverse sentenze su casi di riparazioni nella RDC in passato. Una di esse è il caso Lubanga, al termine del quale Thomas Lubanga Dyilo fu condannato per crimini commessi durante il conflitto dell'Ituri dei primi anni 2000. La Corte emise anche ordini di riparazione per le vittime coinvolte.
Attraverso l’analisi delle decisioni del caso Lubanga, questo documento di ricerca mette in luce il potenziale della loro applicazione alle problematiche attuali, dai passi in avanti nelle prassi giudiziarie nazionali alla creazione di un ottimale programma di riparazione. Quello che suggerisce l’autore è pertanto che una giustizia riparatoria per le vittime è possibile, ma per trasformare tutto ciò in realtà è necessario che si facciano dei passi importanti nella giusta direzione. La dimostrazione da parte delle autorità politiche di una reale volontà di raggiungere al più presto questo obiettivo al fine di consolidare lo stato di diritto e la riconciliazione nazionale è senza dubbio uno di questi.