Siria: non c'è giustizia senza ritorno degli sfollati

Rifugiati siriani in Germania nel quadro del primo programma di accoglienza Rifugiati siriani in Germania nel quadro del primo programma di accoglienza © BLOGS.CANOE.COM

Secondo il rapporto dell’International Center of Transitional Justice (ICTJ) sulla Siria, è giunto il momento di creare le condizioni per un eventuale ritorno degli sfollati (DP, displaced persons) verso il paese.

Alle elezioni del 2014, etichettate come "farsa" dall’opposizione siriana, il movimento Baath del presidente Bashar al-Assad ed i suoi alleati corsero con la coalizione di "Unità Nazionale",vincendo. Assad afferma di poter prendere in considerazione di affidare ad alcuni oppositori posizioni di governo, ma che un governo di unità nazionale è fuori questione.

Nel frattempo la crisi dei rifugiati, alimentata dal conflitto siriano, continua in tutta la sua disumanità straziante, con migliaia di profughi annegati nel Mar Mediterraneo, ed il deterioramento delle condizioni nei campi profughi in Grecia. Più della metà della popolazione siriana (24 milioni) è stata sradicata, di cui quattro milioni fuori dal Paese. Qualsiasi pace duratura dovrà affrontare la difficile situazione delle persone sfollate internamente e internazionalmente.

Le priorità sono fermare l'esodo all’origine e cominciare a creare le condizioni per l'eventuale ritorno dei DP. Occuparsi degli spostamenti e della loro risoluzione è nell'interesse di coloro che cercano di rimuovere Assad dal potere e vederlo assicurato alla giustizia.

Gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno cambiato e ricambiato il loro parere sulla questione se Assad dovrebbe rimanere e, in caso affermativo, per quanto tempo. Il Congresso degli Stati Uniti, il 1 ° marzo 2016, ha approvato una risoluzione, che indice la creazione di un tribunale per processare coloro che sono accusati di reati gravi, ma, come molti altri, sta cercando attraverso la parte sbagliata del telescopio.

Ormai è diventato chiaro che Assad ha commesso crimini di guerra su larga scala e crimini contro l'umanità. Dovrebbe essere indiscutibile che sia lui che i suoi colleghi dell’Alto comando siriano, tra gli altri, dovrebbero essere assicurati alla giustizia. Ma invece di considerare misure pratiche che rendano più probabile ottenere pace e  giustizia, vi è una tendenza a cadere in atteggiamenti di malafede che riempiono il vuoto di inazione.

Dobbiamo ricordare che giustizia significa anche rendere la Siria un luogo sicuro in cui vivere, dove tutti i suoi cittadini godono il rispetto e la protezione dello Stato. Purtroppo le prospettive attuali che Assad faccia i conti con i suoi crimini sono limitate.

L'attenzione dovrebbe vertere sull’adozione di misure per facilitare il ritorno dei DP oggi, piuttosto che sulle poco plausibili azioni penali. Ci sono tre passi importanti che dovrebbero essere presi ora per garantire ad una Siria post-bellica la possibilità di un futuro migliore rispetto a molte altre zone post-conflitto.

Il primo è quello di mettere in atto una significativa consultazione con le popolazioni esuli e sfollate. Si potrebbe cominciare con il discutere e documentare la situazione critica di coloro che considerano il ritorno. Da dove provengono? Chi controlla il territorio ora? Quali sono le opzioni che prendono in considerazioni e quali delle opzioni valide preferiscono? Naturalmente questo sarà un processo doloroso ed intenso, ma se questo processo inizia ora, i DP saranno in grado di cominciare a ricostruire la loro vita il più presto possibile. Il processo di registrazione dei terreni e delle proprietà dovrebbe inoltre facilitare le persone nell’organizzarsi e votare il più presto possibile dopo il loro ritorno.

Un secondo compito è quello di aiutare le persone sfollate ad individuare i loro familiari, molti dei quali sono scomparsi o sono stati uccisi. Un passo importante sarà quello di assistere questi sforzi attraverso l’istituzione di una banca dati del DNA per facilitare l'identificazione dei resti umani a tempo debito. Ciò consentirà ai familiari di seppellire i propri cari con una certa dignità ed intimità.

In terzo luogo, la massa di documenti che sono stati raccolti negli anni recenti dalle zone di conflitto siriane dovrebbe essere sintetizzata e analizzata. Potrebbe essere anche possibile tenere udienze pubbliche (in luoghi sicuri, naturalmente) dove le vittime siano in grado di raccontare le loro storie direttamente, senza la mediazione di giornalisti o altre forme di presentazione. Questa non è giustizia, ma offre alcuni benefici reali. Permetterebbe alle vittime di provare un senso di libertà di agire nell'influenzare il contesto più ampio in cui si svolgono le trattative, contribuendo a garantire che i compromessi per la pace siano ispirati da un elemento di principio.

La sopravvivenza di Assad dipende da una serie di cose: una qualche forma di sostegno russo, il conflitto persistente con Daesh e l’assenza di una massiccia opposizione ben organizzata e focalizzata sulla democrazia. Facilitare il ritorno di metà della popolazione alle proprie case, rappresenta la strada più breve per minare la sua stabilità ed in ultima analisi, uno spostamento del sostegno russo.

Per quanto sgradevole possa sembrare, l’atteggiamento politico che riduce il dibattito sulla giustizia ad Assad e alla sua rimozione o al suo processo, non è utile. Uno stabile cessate il fuoco rappresenta l'unico mezzo possibile per aiutare gli sfollati siriani a tornare a casa. Questo processo sarà un'impresa enorme. Ma è molto più plausibile promuovere una soluzione pacifica per la Siria (e forse in Europa) trai i prossimi cinque a vent’anni rispetto a qualsiasi altra cosa.

 

Per leggere l'intero rapporto, visita:

https://www.ictj.org/news/syria-refugees-justice-return-displaced?utm_source=International+Center+for+Transitional+Justice+Newsletter&utm_campaign=e88a8a776c-Syria_Refugees_Return_Assad&utm_medium=email&utm_term=0_2d90950d4d-e88a8a776c-246028149

 

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