La Fame Come Arma Di Guerra: Il Caso Della Città Di Mariupol

Manifestazione a solidarietà della città di Mariupol sotto assedio nel 2022 Manifestazione a solidarietà della città di Mariupol sotto assedio nel 2022 © PDBVerlag su Pixabay

Come può il cibo, un bene indispensabile alla sopravvivenza, divenire una vera arma sul campo di battaglia? Il caso di Mariupol.

Utilizzare la fame come arma di guerra è severamente proibito dall’articolo 54 (“protezione degli oggetti indispensabili alla sopravvivenza della società civile”), protocollo aggiuntivo della Convenzione di Ginevra (1949). Oltretutto, la recente adozione della Risoluzione 2417 (2018) da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite condanna fortemente la pratica di affamare la popolazione e il divieto di sostegno umanitario come strategia di guerra. 

 Ciononostante, sia conflitti precedenti che successivi a questi due importanti documenti, continuano a dimostrare come la fame non sia una mera conseguenza ed effetto collaterale di un conflitto, bensì una tattica gratuita ed altamente deleteria da dispiegare contro la società civile. 

 Dinnanzi all’impunità di questo crimine, Global Rights Compliance (GRC) si propone come paladino per denunciare tali pratiche come crimini di guerra, appellandosi all’autorità della Corte Penale Internazionale (International Criminal Court, ICC). A giugno 2024, Global Rights Compliance ha infatti presentato un robusto dossier all’ICC in merito all’aggressione russa dell’Ucraina, tra cui il report “The Hope Left Us: Russia’s Siege, Starvation, and Capture of Mariupol City” volto a domandare giustizia per la disumana pratica attuata dalle forze di occupazione durante l’assedio alla città tra febbraio e maggio 2022. 

 Con una metodologia trasversale e ampia si è potuto analizzare minuziosamente i patterns con cui la strategia russa ha agito a Mariupol. Infatti, le conclusioni a cui GRC giunge nel suo elaborato, sono frutto di indagini qualitative (interviste per esempio), dati quantitativi, open-source intelligence (OSINT) e immagini geospaziali (per la precisone, 1.5 milioni di metri quadrati di foto satellitari passati in rassegna).  

L’innovativo report esamina la tattica di guerra messa in atto dall’esercito russo, dimostrando come il modus operandi spiegato presentasse una solida premeditazione volta all’ affamare i civili a Mariupol (similmente a come avvenuto a Chernihiv) tramite un range omnicomprensivo di azioni.  

A tal proposito, i target colpiti dalle armi russe parte dei cosiddetti OIS (Objects Indispensable to Survival). Oltre a colpire ospedali, scuole, e corridoi umanitari, si identificanoinfrastrutture del settore energetico (con conseguente assenza di elettricità, e accesso a fonti energetiche per riscaldare e conservare cibo), infrastrutture idriche (la rottura di dighe, tubature idriche e canali di irrigazione ha limitato l’accesso a fonti d’acqua sicure e impossibilitato l’irrigazione dei campi per l’agricoltura). Infine, bombardamenti su centri di distribuzione alimentare, negozi alimentari e le vie d’accesso alla città hanno causato carenze di cibo, assenza di rifornimenti e impossibilitato l’ingresso degli aiuti umanitari.

 In conclusione, è stato evidenziato  come ancora una volta la Russia stia attuando pratiche illegali in Ucraina, ripercorrendo patterns già utilizzati durante interventi militari in Siria e non distanziandosi dalla pratica dell’Holodomor inflitta all’Ucraina da parte dell’Unione Sovietica negli anni ’30.

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di Francesca Sabia

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