Convogli Sotto Attacco e Nuove Evacuazioni: la Sicurezza in Palestina Deve Essere Garantita

Bambino Palestinese tra le macerie degli edifici distrutti a Gaza Bambino Palestinese tra le macerie degli edifici distrutti a Gaza Hosnysalah via Pixabay

L'ultimo attacco a un convoglio ONU dimostra che nessuno è al sicuro in Palestina

Come confermato da Philippe Lazzarini – Commissario Generale dell’UNRWA (United Nations Relief and Works Agency For Palestine Refugees in the Near East), domenica 21 Luglio 2024 un convoglio umanitario dell’ONU diretto al centro della città di Gaza è stato preso di mira dai cecchini israeliani. Nonostante non ci siano stati feriti e morti, questo episodio evidenzia  ancora una volta lo stato di insicurezza diffusa nella Striscia di Gaza, dove civili e operatori umanitari sono costantemente nel mirino dell’esercito israeliano. 

Il Diritto internazionale umanitario afferma chiaramente agli articoli 55 e 56 della Quarta Convenzione di Ginevra che aiuti umanitari e personale impiegato nel sostenere la società civile con assistenza e beni di primaria necessità devono avere piena libertà di circolazione senza divieto di accesso e senza subire alcun attacco militare. Similmente, l’articolo 51 sostiene l’inviolabile diritto della popolazione civile di non essere oggetto di alcun attacco deliberato, neppure la minaccia dell’uso della forza con lo scopo di destare terrore tra i civili. 

 Nonostante le quattro convenzioni di Ginevra siano state universalmente ratificate, in Palestina le azioni israeliane non sono conformi al diritto umanitario internazionale. l fatto che non solo i civili siano coinvolti, ma che anche l’accesso agli aiuti  umanitari di cui essi dovrebbero avere pieno godimento sia pregiudicato, comporta un ulteriore aggravamento  delle loro condizioni.

Con evidenti difficoltà di accesso ad  acqua, cibo e medicine da parte delle ONG agenzie UN mobilitate nella Striscia di Gaza, le alternative di sopravvivenza dei civili  rimangono poche.

Mancanza di elettricità e gas non permettono di cuocere cibo, riscaldarlo e soprattutto conservarlo in frigoriferi, costringendo,nella migliore delle ipotesi,a nutrirsi di cibo scaduto, non cotto o avariato per la mancata conservazione. Allo stesso modo, parte del cibo è risultato  contaminato, mentre l’acqua potabile è ormai introvabile. Scarse condizioni sanitarie, tubature idriche rotte, l’assenza di servizi igienici e l’obbligo di usare  acqua contaminata causano problemi gastrointestinali, infezioni della pelle e rapida diffusione di virus e malattie.

 A lanciare l’allarme sono proprio UNICEF e WHO. Infatti, le inumane condizioni di vita, i continui spostamenti dei civili per sfuggire alle devastazioni causate dagli attacchi dell’esercito israeliano e l’ordine di lasciare anche le poche “safe areas” rimaste (come per esempio la recente imposizione di abbandonare un’area reputata sicura a Khan Younis, in cui 400,000 palestinesi si erano rifugiati) minacciano soprattutto i minori.Da ottobre 2023, più di 16,000 bambini sono stati uccisi, a cui sono da aggiungersi coloro che sono gravemente feriti, patiscono la fame e le malattie; se le condizioni insostenibili a cui sono sottoposti dovessero perdurare per molto, i numeri sono destinati a subire un’impennata drammatica 

 Infine, attenzione va posta anche sui bambini palestinesi nella West Bank. Seppur in scala minore rispetto alle atrocità in corso a Gaza, anche nella West Bank il livello di violenza nei confronti dei minori è in crescita, con bambini feriti e uccisi in pieno giorno lungo il tragitto da casa a scuola.

 

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di Francesca Sabia

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