Giornata nazionale delle vittime civili

Vincitore della 1ª edizione concorso per scuole secondarie di II grado, in collaborazione con in MIUR "La vita è un capolavoro, la guerra un folle salto nel buio" : Michele Cafarchio (IISS Alpi-Montale, Rutigliano-Bari) Vincitore della 1ª edizione concorso per scuole secondarie di II grado, in collaborazione con in MIUR "La vita è un capolavoro, la guerra un folle salto nel buio" : Michele Cafarchio (IISS Alpi-Montale, Rutigliano-Bari) ANVCG

A circa un anno dalla sua istituzione da parte del Governo (legge 25/01/2017 n. 9) è stata celebrata la prima Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti.

Come da decreto legge, la giornata si terrà il 1° febbraio di ogni anno, al fine di conservare la memoria delle vittime civili di tutte le guerre e di tutti i conflitti nel mondo, nonché di promuovere la cultura della pace.
Quest’anno, in occasione di tale ricorrenza, l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra ONLUS ha organizzato un convegno dal titolo “Stop alle bombe sui civili” presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia, con il patrocinio del Ministero dell’Istruzione e della Ricerca (MIUR), il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e il Ministero della Difesa.

LA CAMPAGNA “STOP ALLE BOMBE SUI CIVILI”

Il convegno, grazie all’intervento di autorevoli relatori che si sono succeduti al tavolo, ha posto l’accento sulle iniziative internazionali per la protezione delle popolazioni civili, illustrando l’impegno delle istituzioni italiane e il ruolo sempre più attivo dell’associazionismo nel nostro paese.
È stata presentata la campagna “Stop alle bombe sui civili”, che è frutto dell’adesione dell’ANVCG all’International Network on Explosive Weapons (INEW).
La campagna si rivolge ai singoli stati e agli organismi internazionali, chiedendo di: riconoscere che l’uso di ordigni esplosivi nelle aree popolate tende a causare gravi sofferenze alle persone e alle comunità, sia in modo diretto, sia per i danni alle infrastrutture vitali; impegnarsi per rivedere e rendere più stringenti le regole e le prassi nell’uso delle armi esplosive, rendendo altresì disponibili i dati sul loro utilizzo e sui loro effetti; attivarsi per garantire il pieno rispetto dei diritti delle vittime e dei sopravvissuti; individuare dei principi universalmente accettati, per proibire o limitare l’uso di armi esplosive nelle aree densamente popolate.

IL DIBATTITO: DATI E PROSPETTIVE

I dati che sono stati messi sul tavolo del dibattito all’interno del convegno delineano un quadro pericoloso. È ben noto che, a partire dal XX° secolo, i conflitti armati i hanno sempre più infierito sui civili, che ormai sono diventati la parte preponderante delle vittime, con una proporzione che attualmente si aggira intorno l’80%.
Le cause di questo drammatico fenomeno sono molteplici: da un lato, infatti, il progresso scientifico rende possibile l’uso di armi e mezzi sempre più distruttivi e letali, per di più a costi sempre più bassi; dall’altro, l’affermarsi della democrazia rende il popolo un elemento decisivo nelle sorti dei governi coinvolti nel conflitto. Un altro fattore rilevante è l’incremento esponenziale dei bombardamenti dei centri abitati, in stretta connessione con l’aumento vertiginoso dell’urbanizzazione.
L’uso di ordigni esplosivi sempre più distruttivi su aree urbane, che ormai contano spesso milioni e milioni di abitanti riuniti in un’area relativamente piccola (con una densità abitativa che supera facilmente le 20.000 persone a km quadrato), è la prima e principale causa del devastante impatto dei conflitti sui civili nel mondo contemporaneo.
Oltre ai danni diretti alle persone, non va sottovalutato il fatto che la distruzione degli edifici e delle infrastrutture ha delle gravissime implicazioni di lungo termine sulla salute pubblica e sullo sviluppo futuro dell’area interessata, dato che i bombardamenti disseminano il territorio di ordigni la cui pericolosità rimane una minaccia per decine e decine di anni.
Non va dimenticato, infine, che anche il fenomeno della migrazione è fortemente legato alla distruzione dei centri abitati, costituendo esso molto frequentemente l’evento che dà il via alla fuga dalla propria terra.
Nonostante l’unanime condanna, a livello di opinione pubblica, allo stato dell’arte nel diritto internazionale non vi sono regole generali che riguardano in modo specifico i bombardamenti sulle aree densamente popolate.  
È vero che esistono importantissimi trattati internazionali sulla limitazione dell’uso di certe armi – le mine antiuomo, le bombe a grappolo, le armi incendiarie ecc. – ma purtroppo essi non sono ancora stati sottoscritti da tutte le Nazioni e riguardano solo indirettamente la protezione dei civili nelle aree densamente popolate.

IL CONTRIBUTO DEI RELATORI

Dopo il saluto del Gen. della Guardia di Finanza Gennaro Vecchione (direttore della Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia), il Vice Presidente Vicario dell’ANVCG Michele Vigne ha aperto i lavori ha aperto i lavori puntando l'attenzione sul numero sempre crescente di vittime civili di guerra, che ad oggi costituiscono l'80% della totalità di perdite nei conflitti, sul dramma umanitario odierno e la minaccia di ordigni inesplosi : « Di fronte a tante sofferenze la limitazione degli armamenti e la promozione della cultura della pace hanno assunto una posizione di preminenza tra le finalità dell’Associazione, che ha portato all’adesione alla campagna contro i bombardamenti sulle aree densamente popolate. La mobilitazione della società civile può portare a grandi risultati, come ha dimostrato l’esempio della Campagna di ICAN per l’abolizione delle armi nucleari.  Siamo convinti che questi sforzi possono portare ad un mondo migliore, soprattutto per le generazioni che verranno».
Laura Boillot, coordinatrice di INEW, ha sottolineato come la loro missione sia quella di mettere al bando ogni tipo di arma esplosiva ad ampio raggio utilizzata sui centri abitati. Il dato preoccupante che emerge dai loro studi è che il 91% delle vittime di tali armi sono civili. Oltre ai danni diretti e indiretti provocati, i bombardamenti sono anche la principale causa di sfollamenti interni e delle grandi migrazioni in altri paesi.
L’intervento di Susi Snyder, membro di ICAN (Premio Nobel per la Pace 2017) si è concentrato sul lavoro svolto quotidianamente per porre fine alle grandi sofferenze provocate dalle armi nucleari, progettate per creare danni di enorme portata. La campagna internazionale di ICAN ha portato grandi risultati, fino ad ottenere un trattato per la messa al bando del nucleare.

Sul tavolo dei relatori si sono succeduti anche la Sen Raffaela Bellot, il Prof. Claudio Betti (Presidente Associazioni Combattentistiche e Partigiane), l’On. Francesco Saverio Garofani, il Prof. Nicola Labanca (Presidente del Centro Interuniversitario di Studio e ricerche storico-militari), Pietro Ridolfi (Presidente della Commissione Nazionale Diritto Internazionale Umanitario della Croce Rossa Italiana), Alessandro Cortese (Vice Direttore Generale/Direttore Centrale per la sicurezza, il disarmo e la non proliferazione presso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale), Giuseppe Schiavello (Campagna italiana contro le mine), Avv. Corrado Quinto (esperto di diritti umani e protezione dei civili che ha presentato il lavoro del centro di ricerche L’Osservatorio) e Nicolas Marzolino (socio ANVCG).

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