Epidemia di Mpox in crescita nella Repubblica Democratica del Congo

Bambini in un campo sfollati Bambini in un campo sfollati Victor Nnakwe, UNSplash

L’attuale epidemia di Mpox in Africa Occidentale e Centrale ha raggiunto livelli critici, con particolare riferimento agli sfollati della RDC.

L’epidemia di Mpox in Africa Occidentale e Centrale è ora allarmante, con particolare preoccupazione per la Repubblica Democratica del Congo (RDC). L’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) ha recentemente segnalato 42 casi sospetti nella provincia del Sud Kivu, in aggiunta ai casi sospetti nella Repubblica del Congo e in Ruanda. Questi dati si uniscono ai 180.000 casi sospetti nella regione, principalmente nelle province che ospitano la maggior parte degli sfollati interni della RDC, che ammontano a 7,3 milioni.

L’epidemia aggrava le condizioni già precarie in cui vivono gli sfollati interni, le quali rappresentano di per sé una sfida per prevenire il Mpox: violenze continue, disastri naturali ricorrenti, campi sovraffollati e mancanza di acqua e assistenza umanitaria. Questa situazione rende impossibile l’isolamento, portando a una diffusione ulteriore attraverso il contatto ravvicinato, con il recupero reso più difficile da razioni alimentari inadeguate.

L’UNHCR, in collaborazione con l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e le strutture sanitarie locali, sta lavorando per migliorare l’accesso ai punti di lavaggio delle mani, rafforzare la preparazione e i piani di risposta del sistema sanitario e promuovere attività di sensibilizzazione.

In questo contesto, l’inclusione degli sfollati interni nelle misure nazionali di preparazione e risposta è cruciale, e l’UNHCR ha dimostrato la sua disponibilità a supportare i paesi in tal senso, un passo che la RDC ha già intrapreso. Nonostante l’importanza di questi sforzi, la risposta umanitaria dell’UNHCR ha ricevuto solo il 37% dei 250 milioni di USD richiesti per il 2024, necessari per ampliare i servizi sanitari, i centri di isolamento e i rifugi umanitari.

 

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di Camilla Levis

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