Vita e speranze dei rifugiati siriani nel campo di Za'atari, Giordania

Bandiera siriana che sventola ad Idlib Bandiera siriana che sventola ad Idlib Ahmed akacha su Pexels

11 settembre 2022

Nel 2022, il campo di Za'atari, gestito dalle Nazioni Unite, ha compiuto 10 anni, ospita circa 80.000 siriani: ancora si aspettano cambiamenti per il futuro.

Le Nazioni Unite hanno riportato diverse storie sulla vita dei rifugiati, che pur vivendo in condizioni di sicurezza nel campo, desiderano ancora tornare legalmente nel loro paese d'origine.

Adil Toukan è arrivato a Za'atari da al-Sanamayin (Siria) nel 2013 con la moglie e due bambini. Da allora, lui e sua moglie hanno avuto altri tre figli, che non sanno nulla del loro paese d'origine. "Vogliamo che i nostri figli abbiano una vita migliore della nostra che possano ritornare in Siria", dice Toukan.

Qassim Lubbad, del governatorato di Daraa, è venuto in Giordania con cinque figli e ne ha avuti tre nel campo. Quando gli chiedono: "Cos'è la Siria?" lui spiega che lì è scoppiata una guerra, e sono venuti al campo per stare al sicuro, ma quando, invece, gli chiedono del futuro, dice loro che tutto è nelle mani di Dio, nessuna pianificazione è possibile, solo speranza.

Più di 20.000 nascite sono state registrate a Za'atari da quando ha aperto un decennio fa. Un'intera generazione di bambini è cresciuta lì, e il campo è diventato il loro mondo, alcuni non hanno mai lasciato il suo perimetro e sono profondamente dipendenti dai servizi forniti all'interno.

Due bambini sono stati intervistati, entrambi hanno trascorso la loro infanzia lì, ma hanno grandi sogni e aspettative: Ghina, diventare una poliziotta per servire il suo popolo, e Muhammad, diventare un medico per perseguire la sua passione ed una vita migliore.

 

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di Viola Rubeca

 

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