Le Nazioni Unite hanno riportato diverse storie sulla vita dei rifugiati, che pur vivendo in condizioni di sicurezza nel campo, desiderano ancora tornare legalmente nel loro paese d'origine.
Adil Toukan è arrivato a Za'atari da al-Sanamayin (Siria) nel 2013 con la moglie e due bambini. Da allora, lui e sua moglie hanno avuto altri tre figli, che non sanno nulla del loro paese d'origine. "Vogliamo che i nostri figli abbiano una vita migliore della nostra che possano ritornare in Siria", dice Toukan.
Qassim Lubbad, del governatorato di Daraa, è venuto in Giordania con cinque figli e ne ha avuti tre nel campo. Quando gli chiedono: "Cos'è la Siria?" lui spiega che lì è scoppiata una guerra, e sono venuti al campo per stare al sicuro, ma quando, invece, gli chiedono del futuro, dice loro che tutto è nelle mani di Dio, nessuna pianificazione è possibile, solo speranza.
Più di 20.000 nascite sono state registrate a Za'atari da quando ha aperto un decennio fa. Un'intera generazione di bambini è cresciuta lì, e il campo è diventato il loro mondo, alcuni non hanno mai lasciato il suo perimetro e sono profondamente dipendenti dai servizi forniti all'interno.
Due bambini sono stati intervistati, entrambi hanno trascorso la loro infanzia lì, ma hanno grandi sogni e aspettative: Ghina, diventare una poliziotta per servire il suo popolo, e Muhammad, diventare un medico per perseguire la sua passione ed una vita migliore.
Per saperne di più, leggi:
- https://www.oxfamitalia.org/il-campo-profughi-di-zaatari-10-anni-dopo/
- https://www.repubblica.it/solidarieta/profughi/2022/08/02/news/giordania_rifugiati_siriani_il_campo_di_zaatari_compie_dieci_anni_ce_bisogno_di_soluzioni_durature-360148137/
di Viola Rubeca