Rifugiati afghani in Pakistan spinti a tornare in patria

Quale strada verso casa? Quale strada verso casa? © AFP/Reuters

13 Aprile 2017
Dopo aver ricevuto rifugiati per 30 anni, il Pakistan fa pressione sui rifugiati afghani affinché ritornino in patria anche se devastata dalla guerra

Secondo le Nazioni Unite, oltre 600.000 rifugiati afghani sono tornati a casa dal Pakistan, accusando le autorità pakistane di condurre una campagna di soprusi contro gli afghani, e di aver effettuato pressioni affinché lasciassero il paese.

Oltre ad avere una popolazione di sfollati interni di circa 400.000 persone, i rimpatriati costituiscono un ulteriore peso per il governo afghano, già alle corde e incapace di gestire i rimpatri del 2016. Un’indagine condotta dalle Nazioni Unite mostra che il 46% dei rimpatriati nell’area di Kabul erano sottoposti ad insicurezza alimentare, mentre le cifre relative alla provincia di Nangarhan, al confine col Pakistan, erano comparativamente più basse, intorno al 30%. Il lavoro costituisce un’altra delle principali preoccupazioni per il 64% degli intervistati di entrambe le zone.

Inoltre, molti rimpatriati non hanno una casa in cui tornare, avendo trascorso una buona parte della loro vita in Pakistan. La terra non darebbe loro solo la possibilità di costruire una casa da qualche parte, ma permetterebbe loro anche di coltivare, riducendo la fame e la disoccupazione.

Il portavoce per il Ministero afghano dei rifugiati e rimpatriati, Hafiz Ahmad Miakhel, ha affermato che il governo sta lavorando ad un programma per la distribuzione della terra. Vari fattori, tuttavia, inclusa la mancanza di sicurezza nei distretti d’origine dei rimpatriati, la mancanza di un coordinamento efficace fra i ministeri interessati, la registrazione dei rimpatriati, stanno rallentando il processo di reinsediamento dei rimpatriati. L’organizzazione per i diritti umani Amnesty International ha segnalato un anno fa che il governo afghano ha fallito nell’implementare una politica nazionale per fornire le condizioni di vita basilari alle persone sfollate, affermando che molti si trovavano “ai margini della sopravvivenza”.

Il governo consegna ad ogni rimpatriato 50 $, mentre l’agenzia dell’ONU per i rifugiati, UNHCR, fornisce ai rifugiati che si sono registrati, altri 200 $, la metà di quanto è stato dato nel 2016. Con affitti mensili fra 75 e 100 $, questa somma si esaurisce velocemente. Altri gruppi umanitari quali il Consiglio Norvegese per i Rifugiati (NRC) forniscono qualche altro aiuto per sostenere alcuni rimpatriati, per esempio per costruire ricoveri. Dei 550 milioni di $ di finanziamento richiesti dal governo afghano e dalle agenzie umanitarie per finanziare i programmi nel 2017, per ora solo il 21% è stato impegnato o consegnato.

Molti rimpatriati, come Afsad e la sua famiglia, hanno vissuto una vita relativamente confortevole in Pakistan. Ritornare in un paese devastato dalla guerra con economia e infrastrutture al collasso, con un governo incapace di supportare anche le condizioni di vita basilari, rende più difficile la sfida a costruirsi una nuova vita in una patria che molti non hanno mai visto. Per di più le pressioni esercitate dal Pakistan non aiutano ad alleviare la situazione.


Per saperne di più, leggi:

https://www.irinnews.org/news/2017/04/13/pushed-out-pakistan-war-torn-afghanistan-refugees-are-told-be-%E2%80%98patient%E2%80%99
http://www.aljazeera.com/indepth/features/2017/02/afghan-refugees-return-home-pakistan-crackdown-170225103737546.html

https://www.theguardian.com/global-development/2017/feb/13/un-accused-of-failing-afghan-refugees-forced-to-return-home-from-pakistan
https://www.hrw.org/report/2017/02/13/pakistan-coercion-un-complicity/mass-forced-return-afghan-refugees

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