Il Syrian Network for Human Rights (SNHR) è un’organizzazione non-governativa (ONG) fondata nel 2011 che si occupa di documentare e riportare il numero delle vittime del conflitto siriano all’Ufficio dell’Alto Commissario per i diritti umani delle Nazioni Unite. Nel suo ultimo rapporto, rilasciato il 17 settembre, il SNHR ha documentato tutti gli attacchi che hanno coinvolto il personale medico e le strutture sanitarie in Siria.
Il rapporto copre il periodo che va da marzo 2011 e settembre 2020 e si basa sul monitoraggio quotidiano delle notizie di cronaca, sulle interviste condotte con i testimoni e i sopravvissuti degli attacchi, visite del personale del SNHR sui luoghi ove sono avvenuti gli incidenti e sulla visione di filmati pubblicati online dagli attivisti.
Ai sensi del diritto internazionale umanitario, gli obiettivi civili come le strutture sanitarie che non hanno né strutture né impianti militari nelle vicinanze sono protette dagli attacchi. Nel caso in cui vengano utilizzate per scopi militari possono perdere il loro “status civile” ma una volta che la struttura non viene più usata per tali ragioni, lo status viene riacquisito. A tal proposito il rapporto denuncia una deliberata e sistematica strategia volta a colpire il settore dell’assistenza medica dall’inizio del conflitto nel 2011. Le forze militari del regime siriano hanno inflitto attacchi alle strutture sanitarie pubbliche e private con elicotteri, aerei da guerra e operazioni a terra insieme alle forze aeree russe che hanno bombardato alcune strutture sanitarie nelle aree al di fuori del controllo del regime siriano. Secondo il SNHR, gli alleati siriani, iraniani e russi sono responsabili di numerose violazioni contro le strutture mediche e il personale sanitario.
Complessivamente, il totale delle vittime tra il personale medico è di 857, inclusi 87 operatori sanitari morti a causa delle torture subite. In particolare, sotto la custodia delle forze del regime (esercito, forze dell’ordine e milizie locali) ne sono morti 652, inclusi 84 per le torture subite. Invece le forze militari russe sono responsabili della morte di 69 medici. Nel rapporto si ricorda anche chi tra il personale è sparito forzatamente oppure è ancora detenuto arbitrariamente da marzo 2011 dalle forze militari del regime siriano (3327), dallo Stato Islamico (5), dalle Syrian Democratic Forces (13), dal Syrian National Army (4), e dal gruppo armato Hay’at Tahrir al Sham (4).
Dall’inizio della guerra nel marzo 2011, si contano 862 attacchi contro le strutture sanitarie (ospedali da campo, centri medici privati, e unità mediche mobili). In più occasioni le forze di intelligence siriane hanno messo in atto delle operazioni di sorveglianza al fine di localizzare le strutture da colpire. Nel rapporto si fa riferimento alla cosiddetta double-tap strike tactic, una tattica utilizzata dalle forze siriane e russe che si basa sul “colpire ripetutamente lo stesso sito con una distanza temporale sufficiente a far raccogliere la popolazione locale e i paramedici intorno al luogo dell’attacco per poi infliggere il più alto numero di perdite umane e materiali possibile”. A causa di questa violenza generalizzata, numerosi centri medici e ospedali sono stati parzialmente o totalmente distrutti infliggendo così seri danni ai pazienti malati e ai feriti. Secondo quanto raccolto dal SNHR, le strutture più colpite si trovavano nelle città o nei villaggi sotto il controllo dello Stato Islamico e della Armed Opposition. Per esempio, nel 2013, le forze del regime siriano hanno bombardato l’al Walid Hospital nella città di Homs causando la morte di quattro infermiere e la distruzione della struttura dell’edificio. Nel 2014 gli aerei da guerra siriani hanno attaccato il Modern Medicine Hospital a Mayadeen che è stato poi chiuso definitivamente a causa dei gravi danni all’edificio e all’apparecchiatura medica. Nei primi mesi del 2020 c’è stato un altro attacco al Kenanah Hospital e all’al Fardous Hospital nella periferia ovest di Aleppo che ha provocato danni materiali alle strutture e ferito dei civili.
Nonostante gli sforzi fatti delle Nazioni Unite e dei suoi partner per proteggere le strutture mediche siriane attraverso il de-conflict mechanism, l’alleanza siriano-russa-iraniana ha continuato a bombardare deliberatamente gli ospedali pubblici e privati. Durante la pandemia la disintegrazione del settore sanitario è divenuta ancora più evidente esponendo il popolo siriano anche al pericolo del virus. Il SNHR chiede quindi al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di adottare una risoluzione che consenta l’intervento militare a protezione dei civili e delle infrastrutture sanitarie e di imporre delle sanzioni nei confronti della Russia, della Siria e dell’Iran per i crimini di guerra e contro l’umanità commessi. Si richiede infine alle autorità siriane di rilasciare 3327 operatori sanitari per combattere la pandemia nel Paese.
Per saperne di più:
Autore: Silvia Luminati