Sudan: la crisi dimenticata

Uno dei molteplici campi per sfollati in Darfur, nel 2015 Uno dei molteplici campi per sfollati in Darfur, nel 2015 © UNAMID/Hamid Abdulsalam

10 marzo 2018
Mentre gli sfollati mancano di servizi di base in Sudan, i donatori internazionali perdono interesse per la crisi.  

Dal 1963 il Sudan è stato afflitto da una lunga serie di conflitti comunitari, intra-stato e inter-stato, i quali hanno portato a una delle peggiori crisi umanitarie della storia. Nonostante ciò, la lunghezza estrema della crisi ha portato alla normalizzazione delle condizioni in cui versa il paese, le quali sono, come risultato, adesso ignorate dalla comunità internazionale. Questo è stato l’argomento della dichiarazione ad UN News fatta da Marta Ruedas, Coordinatrice Residente e Umanitaria per le Nazioni Unite in Sudan, la quale ha aggiunto che “fosse stata una nuova crisi, le sue dimensioni, la portata e i bisogni a essa collegati sarebbero tali da renderla la più grande crisi mondiale.”

Dal 2004, il numero di morti direttamente causati da conflitti armati in Sudan è considerevolmente diminuito. Dall’altro lato, nuove emergenze sono sorte, in particolare collegate al grande numero di sfollati interni e dall’influsso di rifugiati provenienti dal Sud Sudan. Infatti, il Sudan ospita intorno a 770.000 rifugiati provenienti dal confine sud e, in aggiunta, deve fare i conti con i milioni di sfollati presenti nelle province di Darfur, Nilo Azzurro e Kordofan Meridionale.

La crisi umanitaria ha causato l’assenza di servizi di base per gli sfollati come scuole e rifugi, ma anche la mancanza di acqua pulita e di servizi sanitari adeguati, ospedali, mezzi di sostentamento ed energia elettrica. Particolarmente preoccupante è stato lo scoppio di un’epidemia di Diarrea Acquosa Acuta (DAA) nel 2017, la quale ha portato all’attenzione della comunità internazionale i rischi collegati a bassi standard di servizi sanitari.

Nel 2017 la richiesta di fondi ai donatori internazionali per il Sudan è stata soddisfatta solo al 45,5%. Nel 2018, l’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (OCHA) riporta che il piano di risposta umanitaria è stato finanziato ad oggi al 0,6% (6,1 milioni di dollari americani). Marta Ruedas, riconoscendo la stanchezza dei donatori nel finanziare un progetto talmente lungo, mette in guardia sui rischi collegati alla negligenza di aiuti umanitari in Sudan e sottolinea l’importanza del continuo finanziamento per alleviare le condizioni di vita degli sfollati presenti nel territorio.

 

Per maggiori informazioni, leggere:

https://news.un.org/en/story/2018/02/1003251
http://ucdp.uu.se/#country/625
https://news.un.org/en/story/2018/01/1000761
https://news.un.org/en/story/2018/01/1001541
https://fts.unocha.org/appeals/584/summary
https://fts.unocha.org/appeals/635/summary
https://www.unicef.org/appeals/sudan.html
https://reliefweb.int/report/sudan/statement-attributable-united-nations-resident-and-humanitarian-coordinator-sudan-ms-7

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