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Mali: La violenza etnica e la tragedia dell’estremismo

Il centro di esercitazioni di Koulikoro addestra lo spagnolo Grupo Táctico Interarmas 3, spiegando il metodo più efficace per usare le armi.  Il centro di esercitazioni di Koulikoro addestra lo spagnolo Grupo Táctico Interarmas 3, spiegando il metodo più efficace per usare le armi. Ministerio de Defensa (cropped) - CC BY-NC-ND

30 Marzo 2020

Il Mali sta affrontando una grave crisi della sicurezza, che ha le sue radici profonde nel mal governo, nella corruzione, nelle problematiche sociali (la povertà diffusa), nelle divisioni etniche e religiose e, più recentemente, negli abusi dello Stato e delle milizie. Sospetti militanti Islamisti hanno attaccato una base dell’esercito Maliano a Tarkint, a nord della città di Gao, uccidendo 29 soldati e ferendone altri cinque. In un primo tempo, l’esercito ha riferito che solo due soldati erano stati uccisi, ma ha poi aggiunto che il numero dei morti era “pesantemente salito” a 29 uccisi e cinque feriti. Non c’è stata un’immediata rivendicazione dell’attacco, ma diverse fonti lo hanno collegato ai gruppi affiliati ad al-Qaeda e all’ISIS. L’esercito Maliano ha recentemente sofferto gravi perdite a causa degli attacchi dei gruppi Islamisti. Quella che è cominciata come una rivolta locale nella parte settentrionale del Paese nel 2012, si è diffusa nel centro e nei vicini Niger e Burkina Faso, dove la situazione della sicurezza si è rapidamente deteriorata lo scorso anno, nel mezzo di una “palla di fuoco di conflitto” che coinvolge diversi gruppi armati, campagne militari da parte di eserciti nazionali, e partner internazionali così come milizie locali. Circa 4000 persone sono morte nei tre Paesi lo scorso anno, un incremento di cinque volte rispetto al 2016, secondo i dati delle Nazioni Unite. 

Tra gli attori internazionali, l’ex potenza coloniale Francese ha schierato migliaia di truppe nella fascia semi-arida di terra sottostante al deserto del Sahara nota come Sahel. Nonostante la loro presenza, gli ufficiali Francesi hanno riconosciuto di aver fallito nel rallentare la violenza. Il Capo di Stato Maggiore dell’esercito Francese Francois Lecointre ha riferito ai senatori il mese scorso che gli eserciti Maliano, del Niger e del Burkina Faso stanno perdendo gli equivalenti di un battaglione per anno a causa degli attacchi dei militanti. 

Come detto in precedenza, tra le altre cause, la violenza diffusa è dovuta all’aumento della povertà dilagante e alle tensioni etniche e religiose, sfruttate dai jihadisti per incrementare il reclutamento nei loro ranghi. Le tensioni etniche potrebbero ben essere al cuore dei problemi del Mali e delle difficoltà sociali. Questo è il caso del conflitto di lunga data tra i Fulani e le altre comunità etniche che popolano il Paese, ovvero i Dogon, i Bambara e i Songhai. Il primo gruppo è composto largamente da pastori, mentre il secondo è formato principalmente da agricoltori ed è sedentario. Contro la crescente minaccia posta dalle bande armate e dai gruppi jihadisti in diverse zone del Paese, milizie illegali si sono formate parallelamente in risposta, come i Dozo, cacciatori tradizionali Dogo armati con falci, bastoni e fucili da caccia artigianali. I Dozo si sono formati a causa della loro convinzione che lo Stato non possa proteggerli.Tuttavia, potrebbero esserci prove che che lo Stato Maliano stia effettivamente armando e supportando questi combattenti, dove il suo esercito non riesce ad arrivare. In ogni modo, contro la violenza dei jihadisti e di altri gruppi armati, a volte composti da Fulani, i Dozo non hanno reagito in maniera molto diversa, uccidendo indiscriminatamente dozzine di persone nei villaggi, saccheggiando questi e dando loro fuoco. In tale maniera, le comunità Fulani sono spesso colte dalla minaccia jihadista da un lato, e dalla violenza dei Dozo dall’altro, che accusano questi di dare rifugio ai jihadisti ed essere parte dei loro ranghi.  Dall’altro lato, sebbene affermino di essere i protettori dei fulani, i jihadisti non sono sempre così gentili con loro, il più delle volte imponendo una rigida legge della Sharia, chiudendo centinaia di scuole, e regolando questioni comunitarie con esecuzioni sommarie. In ogni modo, molte volte la violenza dei Dozo ha spinto varie persone nelle braccia dei jihadisti, che hanno hanno accresciuto le loro fila ed esteso la propria influenza giorno dopo giorno, contro un governo inefficace, che governa su vaste parti di un Paese che sono effettivamente senza legge e afflitte da una dilagante corruzione. 

In ultimo, recenti testimonianze di abusi dei diritti umani da parte dell’esercito stesso e dei Dozo hanno accelerato tale processo, complicando ulteriormente un già terribile scenario. 




Per saperne di più: 

https://www.aljazeera.com/news/2020/03/mali-dozens-soldiers-killed-tarkint-base-attack-200320062642933.html

https://www.reuters.com/article/us-mali-security/militant-attack-kills-29-malian-soldiers-army-idUSKBN2163WS

https://www.thenewhumanitarian.org/news-feature/2018/09/04/mali-fulani-dogon-extremism-stirs-intercommunal

 

Authore: Pasquale Candela; Editor: Shrabya Ghimire

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